Nei giorni 13 e 14 febbraio 2013, alla presenza dei ricercatori dell’ISMAR-CNR di Ancona, del Consorzio UNIMAR e del CNR di Mazara, sono previsti un giorno di lavoro a Marettimo e uno a Favignana, con confronto con i pescatori, esame dell’attrezzo a terra e pescate sperimentali. Le attività si svolgeranno con la supervisione della Capitaneria di porto di Trapani e dell’Area Marina Protetta "Isole Egadi", alla presenza di funzionari del Dipartimento Pesca Regione Siciliana e del Ministero delle politiche Agricole e Forestali, che hanno approvato e condiviso l’iniziativa.
“Questa iniziativa – spiega il Direttore dell’AMP Stefano Donati - è maturata dopo l’entrata in vigore nel 2012 del Regolamento Comunitario per la pesca nel Mediterraneo, che ha vietato l’utilizzo del tartarone in quanto assimilato, in base alla classificazione attuale, ad una rete da traino. Lo studio è volto proprio ad accertare se tale rigida classificazione sia corretta, oppure se - come sostengono i pescatori delle Egadi – l’attrezzo sia un ibrido, che sfugge alle classificazioni e meriti una normativa ad hoc, per esempio beneficiando delle deroghe speciali riservate ad attività di pesca tradizionale”. “In ogni caso, - dichiara il presidente dell’AMP e Sindaco di Favignana, Lucio Antinoro - l’attività di pesca con il tartarone delle Egadi è un’attività svolta dai pochi pescatori locali rimasti, solo per piccoli periodi dell’anno, ed è selettiva, catturando solo pesci adulti.” “Ci sembra giusto attivarci come AMP – conclude Antinoro – per tutelare anche le piccole marinerie locali, che impattano pochissimo sulle risorse e sono a rischio estinzione al pari delle specie ittiche più minacciate.”